Tre ritratti di donna, tre culture, tre religioni, tre percorsi di vita, in scena al Teatro Sancat il 26 gennaio alle 17
La storia è ambientata nel Medio Oriente dilaniato dalla questione ebraico-palestinese dove il fondamentalismo religioso se c’è, è di facciata. È una questione, come vogliamo chiamarla, di terra, patria, nazione che i palestinesi combattono per metter fine alla loro inesistenza, in un certo senso alla loro “diaspora morale”, da quando l’ONU nel 1947 ha approvato il piano di spartizione della Palestina riconoscendo de facto lo Stato di Israele.
Tre ritratti di donna, tre culture, tre religioni, tre percorsi di vita. Le loro storie procedono parallele, all’apparenza inconciliabili, eppure destinate fin dall’inizio a un epilogo comune, nel grande labirinto della cosiddetta Terra Santa, in cui il tritolo si infiamma con l’odio e le paure si insinuano nel sangue come virus.
Le tre donne sono: Eden Golan, docente di storia ebraica; Mina Wilkinson, più o meno nascostamente in forza a un esercito straniero; Shirin Akhras, ventenne studentessa palestinese. I loro punti di vista si intrecciano e si allontanano, fra improvvisi, rischiosissimi incontri e vertiginose contrapposizioni, sfiorando talvolta il brivido inconsulto di una perfetta sintonia. Ma non è consentito combattere dalla stessa parte, sulla scacchiera in cui tutto vive di contrapposizioni.
In una drammaturgia condotta su tre binari narrativi, senza mai dialogo, la vicenda si nutre di echi e di rimandi, convergenze e antitesi, e dopo un crescendo inarrestabile culmina nel fuoco purificante e maledetto dell’ennesimo sacrificio.
LabadMimesi laboratori teatrali. Prenotazioni al 3396640770 o sancatcultura@virgilio.it